Laser sta per “Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation” e significa che è un dispositivo che produce e amplifica la luce. La luce che fuoriesce dal laser è monocromatica, collimata e coerente.
Queste caratteristiche conferiscono alla luce Laser di trasportare una elevata quantità di energia che interagisce con i tessuti bersaglio, determinando effetti biologici.
Sono qui di seguito riportate le principali applicazioni cliniche.
Il laser in odontoiatria è usato per diversi impieghi, spesso come sostituto a strumenti che potrebbero invece arrecare dolore. Il laser odontoiatrico consiste in un raggio molto preciso di luce che può essere usato per trattare le lesioni cariose, ma anche per lo sbiancamento e la desensibilizzazione. Ha quindi scopo sia curativo che estetico. Inoltre, il laser viene impiegato anche per curare le patologie legate alle gengive e recedere i problemi più gravi.
Esistono terapie gengivali che prevedono l’impiego di laser. Infatti, questa tecnologia è oggi largamente impiegata per bloccare e trattare le principali patologie del parodonto. Grazie al laser, la gengiva può essere modellata o rimossa, in modo da intervenire contro parodontite o piorrea. Innanzitutto, il laser elimina i batteri presenti nelle tasche gengivali, responsabili di infiammazioni e dolore, poi, consente di intervenire sulla rimodellazione di piccole porzioni di gengiva in modo che la recessione sia bloccata.
L’apparecchio per i denti richiede un po’ di pazienza, in quanto agisce sulla dentatura in modo lento e progressivo. Di solito, nei casi che richiedono meno sforzi, l’apparecchio va tenuto per massimo 6 mesi, mentre in caso di sovraffollamento dentale o ridistribuzione di denti all’interno delle arcate, sono necessari anche due anni. C’è poi la variabile del tipo di apparecchio scelto dallo specialista e dal paziente in base alle esigenze. Alcuni, infatti, hanno effetti quasi immediati, altri richiedono più anni per mostrare risultati notevoli
L’apparecchio per i denti richiede un po’ di pazienza, in quanto agisce sulla dentatura in modo lento e progressivo. Di solito, nei casi che richiedono meno sforzi, l’apparecchio va tenuto per massimo 6 mesi, mentre in caso di sovraffollamento dentale o ridistribuzione di denti all’interno delle arcate, sono necessari anche due anni. C’è poi la variabile del tipo di apparecchio scelto dallo specialista e dal paziente in base alle esigenze. Alcuni, infatti, hanno effetti quasi immediati, altri richiedono più anni per mostrare risultati notevoli
Le vostre domande più frequenti
sui Trattamenti Laser
CHIRURGIA – Gengivectomia e Gengivoplastica – Frenulectomia – Scopertura dell’Impianto – Plastica Vestibolare – Escissione di Fibromi – Apertura del solco gengivale – Emostasi – Trattamento di Afte e di Herpes – Drenaggio di Ascessi
ENDODONZIA – Sterilizzazione del canale
PARODONTOLOGIA – Asportazione del tessuto di granulazione – Sterilizzazione di tasche gengivali – Biostìmolazione dei tessuti Terapia Parodontale Laser Assistita (Laser Assisted Periodantal Treatment – LAPT)
DESENSIBILIZZAZIONE DENTINALE
SBIANCAMENTO DEI DENTI VITALI E NON VITALI
PERIMPLANTITE Il termine perimplantite si riferisce ad una infezione che si manifesta con cambiamenti infiammatori localizzati nei tessuti che circondano gli impianti. Attualmente la perimplantite è la causa più comune di perdita di impianti. Si distinguono due tipi di infiammazione dei tessuti perimplantari:
• Mucositi: infiammazione riguardante solo le mucose che rivestono gli impianti. Se intercettata e trattata è un processo reversibile.
• Perimplantiti: infiammazione che interessa sia le mucose, sia l’osso che circonda l’impianto. In questo caso la lesione è visibile radiograficamente. Clinicamente si può apprezzare sanguinamento, profondità di sondaggio patologica, supurazione, dolore alla percussione e cambiamenti di colore nella gengiva che circonda l‘impianto.
• I batteri che provocano questo tipo d’infezione sono principalmente batteri anaerobi Gram negativi quali: Prevotella intermedia, Porfiromans gengivalis, Actinobacillus actinomicetemcomitans, Prevotella nigrescens, Treponema denticola, Bacteriodes forsythus. Questi batteri sono gli stessi che provocano parodontite in denti naturali. Per questo motivo è indispensabile che prima di apporre impianti, la bocca di un paziente debba essere sana, priva di parodontite, così che i batteri non possano infettare gli stessi impianti.
• La diagnosi di perimplantite si esegue andando a ricercare quei segni e sintomi di cui abbiamo parlato in precedenza. Il trattamento prevede una riduzione della carica batterica, attraverso una corretta igiene professionale e utilizzo di laser. Questo ci permetterà una decontaminazione batterica e una riduzione dell’infiammazione. È necessario rilevare, a tal proposito, che l’insuccesso della terapia implantare può essere facilmente controllata dal dentista, prima della chirurgia implantare, attraverso un’analisi dei fattori di rischio.
RICORDIAMO CHE LA PREPARAZIONE DEL CHIRURGO E LA QUALITA’ DEGLI IMPIANTI SONO FATTORI DETERMINANTI.
Nel mercato degli impianti dentali ci sono centinaia di aziende produttrici che si possono raggruppare in due categorie:
– aziende che producono impianti supportati da ricerca e sperimentazione clinica;
– aziende che sfruttano vecchi brevetti o copiano altri prodotti.
Le prime sono aziende che producono gli impianti dentali più costosi (premium-price), mentre le altre realizzano impianti a basso costo (low-cost) che devono il loro successo proprio a questo. Gli impianti più costosi, essendo supportati da ricerca e sperimentazione, offrono maggiori garanzie e probabilità di osteointegrazione, mentre quelli low cost non garantiscono tali vantaggi.
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